Editoriale del Segretario generale dell’Unione Artigiani di Milano, Marco Accornero, pubblicato dal quotidiano Il Giorno.
Al centro dell’intervento, la critica per la cancellazione dei voucher e l’idea di applicare i contratti a chiamata in loro sostituzione. Qui di seguito il testo dell’articolo.
DOPO la battaglia ideologica sui voucher, cancellati senza porsi il problema di come regolare successivamente i tanti lavori saltuari e discontinui, ora ecco l’idea di utilizzare i contratti a chiamata per supplire al vuoto maldestramente creato. Il tentativo suona un po’ come quello di recuperare il bambino gettato insieme con l’acqua sporca e, nella sostanza, rischia di produrre ancor più danni di quelli causati con la repentina eliminazione dei buoni lavoro.
A dirla tutta, occorrerebbe ben chiarire che se per i voucher abbiamo assistito ad un braccio di ferro al calor bianco, sul quale pendeva la spada di Damocle del referendum, che riguardava solo lo 0,3% del monte ore lavorato in Italia in un anno, ora il dibattito sull’applicazione dei contratti a chiamata per quelle tipologie di impieghi rimasti orfani dei buoni lavoro tocca ancor meno italiani.
PER L’ARTIGIANATO , parliamo infatti dello 0,5% degli occupati nel Paese, poco più di un migliaio. Che diventano 150 tra Milano e Area metropolitana e meno di 50 a Monza e Brianza. Insomma, in un momento in cui urgono provvedimenti di snellimento burocratico e di taglio del cuneo fiscale che appesantiscono gravemente il mondo del lavoro e impediscono concretamente la creazione di nuova occupazione, l’attenzione e le energie della politica paiono indirizzate verso problemi estremamente limitati e con soluzioni del tutto inappropriate.
I contratti a chiamata costringeranno le imprese a stipulare accordi e predisporre buste paga per poche ore di lavoro all’anno e saranno in ogni caso di difficile applicazione in casi emblematici per i quali i voucher rappresentavano la soluzione ideale: dai giovani che consegnano le pizze la sera, alle donne che svolgono mansioni di pulizia, fino agli anziani che arrotondano con piccole manutenzioni.
Un ulteriore elemento di rigidità in un contesto per il quale appaiono tutti concordi, a parole, nel reclamare riduzione dei costi, flessibilità, semplificazione.