L’Italia del 4 marzo e il discorso di Pericle agli Ateniesi

Il discorso tenuto da Pericle quasi 2500 anni fa, ci fa comprendere come la storia non sia una corsa dell’umanità verso la civiltà: lo dimostrano le cronache dei nostri giorni.

Nello scorrere del tempo, nella storia, si possono fare molti passi indietro.

Il Discorso di Pericle ci insegna che la libertà, l’onestà, la democrazia sono sempre a rischio. Non sono diritti che la nostra generazione ha ereditato da quella precedente, non sono concetti cristallizzati nel tempo, ma devono essere resi veri dall’azione di ognuno di noi, anche attraverso la denuncia, la fine della connivenza e degli occhi chiusi di fronte a corruzione, sprechi, abusi di potere, incompetenza.

Studiamo questo discorso (o ri-studiamolo) e pretendiamo da noi stessi e da chi ci circonda il rispetto delle regole basilari che sono state fondate nell’antica Atene, e che ci rendono fieri di vivere in una democrazia.

Un invito ad andare a votare, consapevolmente, domenica 4 marzo prossimo in occasione delle elezioni politiche e regionali.

Discorso agli Ateniesi, Pericle (461 a.C)

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.


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