Per la Cassazione professionisti o lavoratori indipendenti devono, in caso di indagini, giustificare versamenti e prelevamenti effettuati su un conto corrente 

La Corte di cassazione, con due ordinanze gemelle emanate lo scorso 30 luglio (numeri 21220 e 21214) riafferma la piena applicabilità della presunzione legale bancaria (articolo 32, primo comma, n. 2, Dpr n 600/1973), attinente ai versamenti su conto corrente, non solo ai redditi d’impresa ma anche a quelli di lavoro autonomo.

Con riferimento “ai versamenti effettuati su un conto corrente dal professionista o lavoratore autonomo”, la Suprema Corte ha nuovamente ribadito che questi debbano essere posti alla base della quantificazione del reddito, e il contribuente avrà l’onere di fornire prova contraria alla relativa presunzione legale.

Resta ferma, anche per quanto riguarda i compensi, la facoltà da parte dell’Amministrazione finanziaria di utilizzare i prelevamenti, non riconducibili a alcun beneficiario o non registrati nelle scritture contabili, ai fini di dimostrare l’inattendibilità delle scritture medesime o anche quale elemento indiziario valido al fine di corroborare presunzioni semplici, comprovanti l’utilizzo da parte del libero professionista delle somme prelevate per acquisti inerenti alla produzione del reddito.