È sufficiente il riscontro di un saldo di cassa negativo per giustificare un accertamento induttivo del Fisco.

La Corte di Cassazione, con l’Ordinanza numero 25750 del 26 settembre 2024 conferma la linea già adottata: avere i conti in rosso implica che le voci di spesa sono superiori agli introiti registrati. Oltre a costituire un’anomalia contabile, lascia presumere l’esistenza di ricavi non contabilizzati, in misura pari almeno al disavanzo.

Tale situazione, secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente a legittimare un accertamento induttivo del reddito di d’impresa, ex articolo 39 del DPR 600/1973 e articolo 54 del DPR 633/1972, rispettivamente per imposte sui redditi e IVA.

La medesima ordinanza 25750/2024 analizza anche il problema dell’onere della prova.

Secondo la Corte di Cassazione, infatti, qualora l’accertamento effettuato dall’ufficio si fondi su verifiche di conti correnti bancari, l’onere probatorio a carico dell’ente è soddisfatto proprio dalla presenza dei documenti relativi ai suddetti conti.

Invece, per quanto riguarda il contribuente, si determina un’inversione dell’onere della prova, che diviene a suo carico: sarà il contribuente a dover dimostrare che gli elementi risultanti dalla documentazione bancaria non sono riferibili  a operazioni imponibili. E dovrà anche fornire, a riguardo, una prova non generica, ma analitica con riferimento a ogni specifico movimento bancario per il quale si vuole dimostrare la non imponibilità fiscale.