LA VERIFICA IMPIANTI MESSA A TERRA È UN CONTROLLO PERIODICO OBBLIGATORIO PREVISTO DAL D.P.R. 462/01.

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La verifica impianti messa a terra è un controllo periodico che viene eseguito su impianti elettrici e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche per garantire la sicurezza in tutte le aziende che prevedono lavori sotto tensione e l’impiego di apparecchi elettrici.

L’impianto di terra è la parte dell’impianto elettrico che interviene in caso di guasto ed evita la folgorazione delle persone per i contatti indiretti. É importante, quindi, mantenere efficienti i dispositivi che compongono l’impianto di terra tramite procedure periodiche di manutenzione che hanno lo scopo di verificare che tutte le procedure siano state adottate dai datori di lavoro e che gli impianti siano perfettamente funzionanti.

La verifica di messa a terra è un controllo periodico obbligatorio stabilito dal D.P.R. 462/01 che richiede a tutti i datori di lavoro con almeno un lavoratore nella propria azienda, di far eseguire la verifica messa a terra sugli impianti elettrici con una periodicità biennale o quinquennale.

Tale verifica non è da confondere con la manutenzione periodica degli impianti elettrici, sancita dal D.lgs. 81/08 ed eseguibile da un semplice elettricista.

 

CHI EFFETTUA LA VERIFICA DELL’IMPIANTO DI MESSA A TERRA?

La verifica messa a terra può essere effettuata dagli Organismi abilitati dal Ministero delle attività produttive sulla base di criteri stabiliti dalla normativa europea UNI CEI, oppure da ASL e ARPA.

Non sono valide le verifiche effettuate da professionisti o imprese installatrici o altri soggetti non compresi nell’elenco pubblicato dal Ministero competente. Dunque, l’elettricista di fiducia non può in alcun modo effettuare il servizio di verifica. Egli può eseguire solo la normale manutenzione degli impianti di messa a terra e dare segnalazioni su eventuali problemi o un consiglio su come migliorare le prestazioni ma non ha l’autorizzazione per effettuare le verifiche periodiche.

 

VERIFICHE IMPIANTI MESSA A TERRA: QUALI SONO GLI IMPIANTI SOGGETTI

Il D.P.R. 462/01 prevede che gli impianti soggetti alle verifiche sono:

  • • impianti elettrici di messa a terra
  • • dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche
  • • impianti elettrici in luoghi con pericolo di esplosione

 

VERIFICA PERIODICA IMPIANTO MESSA A TERRA

La periodicità delle verifiche è strettamente legata all’ambito di attività svolta.

Per impianti installati in cantieri, luoghi a rischio incendio (come cinema, discoteche, alberghi, ecc.) o con pericolo di esplosione (ambienti di lavoro di grandi dimensioni, depositi di materiali, centrali termiche a gas, ecc.) e locali adibiti ad uso medico se si utilizzano apparecchi elettromedicali, la verifica deve essere fatta ogni 2 anni.

Tutti gli altri impianti installati in luoghi diversi da quelli soggetti a verifica biennale, previsti dal D.P.R. 462/01, devono essere controllati ogni 5 anni

 

VERIFICA IMPIANTO MESSA A TERRA: DOCUMENTAZIONE NECESSARIA

Per effettuare le verifiche sono richiesti determinati documenti come la dichiarazione di conformità (rilasciata al titolare degli impianti dalle aziende che effettuano le installazioni), la denuncia dell’impianto di terra ed eventualmente il progetto (qualora questa documentazione sia richiesta dal tipo di attività svolta).

Per la verifica degli impianti di terra con obbligo di progetto, sono necessarie:

  • • relazione tecnica specialistica
  • • elaborati grafici
  • • tabelle e diagrammi di coordinamento delle protezioni (per le protezioni dai guasti a terra)

Per la verifica degli impianti di terra senza obbligo di progetto, invece, sono sufficienti solo gli elaborati grafici

 

 

VERIFICA IMPIANTO MESSA A TERRA: SANZIONI

La mancanza totale o parziale della documentazione comporta per il datore di lavoro specifiche sanzioni. Nello specifico, il D.lgs. 106/09 stabilisce che coloro che trascurano l’esecuzione delle verifiche sugli impianti di terra possono essere soggetti a sanzioni amministrative, con un range che va da 1.000 a 4.800 euro, e penalmente, con la possibilità di incorrere in un periodo di reclusione compreso tra 2 e 4 mesi.