“I dati della ricerca di UnionCamere ci confermano due ottime notizie. Il primo, quello dell’indice di produzione, attesta che dopo due anni il Covid è alle spalle. Il secondo, sempre positivo: abbiamo giornate di produzioni assicurate mediamente per quasi 50 giorni.
Purtroppo, non abbiamo avuto neanche il tempo di gustarci la ripresa: all’orizzonte si stagliano nuvole nere. Il nostro timore è che dopo l’estate, se la situazione internazionale non si stabilizzerà, finita la coda delle attività in corso, gli ordini possano subire un nuovo forte calo. Le imprese, in questo momento, pur di non perdere quote di mercato, stanno compensando gli aumenti delle materie prime e dell’energia, ritoccando i listini ma sempre risicando i margini.
Chi rischia di più questa volta? Ce lo conferma ancora una volta la ricerca. Sono le imprese artigiane più piccole, quelle che non hanno forza contrattuale di fronte ai prezzi che salgono e che dispongono di armi spuntate rispetto al credito o non possono o non riescono a ricorrere all’export.
Penso alle attività della metalmeccanica – in particolari per i costi energetici (gas: +700% in due anni) – ma soprattutto al mondo dell’edilizia artigiana, spesso a valle della filiera, che ha accettato di operare specie con i privati ma non solo con lo sconto diretto in fattura e oggi, senza liquidità, è sull’orlo del precipizio. Abbiamo aziende che hanno anticipato stipendi, spese e Iva che non sono più in grado di proseguire. Artigiani che sono costretti ancora una volta a indebitarsi con prestiti ponte per chiudere i cantieri, senza sapere se e con quali tempi riusciranno a trasformare i crediti fiscali in valuta.
A questo proposito, nell’attesa che Il Governo trovi nuove e rapide soluzioni per monetizzare i crediti nei cassetti fiscali, lanciamo una proposta: le banche utilizzino queste risorse come garanzie per i finanziamenti agevolati alle imprese.”