Giuseppe Conte ha firmato nella notte il nuovo dpcm 3 novembre 2020.

Dal 5 novembre al 3 dicembre l’Italia sarà dunque divisa in tre aree: zone rosse (ad alto rischio, come l’intera Lombardia), arancioni (intermedio) e verdi (più sicure). Con regole e divieti diversi.

L’ultima novità è che i servizi alla persona dovrebbero restare aperti anche nelle aree rosse. Solo nelle prossime 24 ore sapremo in quale categoria sarà collocata ogni regione, in base all’indice Rt e ad altri 21 criteri. Una classificazione destinata a suscitare polemiche come già si è capito dallo scontro in serata tra governo e presidenti di Regione.

La classificazione delle Regioni

Nella zona rossa dovrebbero essere Lombardia, Piemonte, Calabria, Alto Adige e Valle d’Aosta. In bilico la Campania. Zona arancione Puglia, Sicilia, Liguria e probabilmente il Veneto. Tutte le altre sono zone verdi. Le Regioni hanno chiesto che la valutazione del rischio epidemiologico venga fatta in collaborazione con i dipartimenti di prevenzione regionali. E il governo ha promesso un “coinvolgimento”.

Le regole nelle zone verdi

È la zona con regole meno rigide ma comunque più restrittive rispetto al decreto dello scorso 24 ottobre. Il “coprifuoco” scatta alle 22. Da quel momento – e fino alle cinque del mattino – è vietato uscire di casa, salvo motivi di salute o lavoro. Alle scuole superiori, ci sarà la didattica a distanza al 100%. Nel trasporto pubblico, è prevista una capienza dimezzata: 50 per cento su bus, metro e treni regionali. I centri commerciali sono chiusi nel weekend e nei giorni festivi. Si fermano anche i musei, le mostre, le sale bingo. Bloccate le crociere. Vengono sospesi i concorsi pubblici, anche quello della scuola. Con l’eccezione di quelli che riguardano il personale della sanità. Sarà consentito l’accesso ai parchi, sempre rispettando la regola del distanziamento di un metro.

Le regole nelle zone arancioni

La seconda area è quella arancione, dove ci sarà un inasprimento delle regole rispetto alle zone verdi. Bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie qui resteranno chiusi sempre e non più solo dopo le 18. Sono salvi però parrucchieri e centri estetici. Dovrebbe essere vietato ogni spostamento in un Comune diverso da quello di residenza o domicilio, salvo comprovate ragioni di lavoro, studio, salute. Per il resto valgono tutte le regole delle zone verdi: 50 per cento di capienza sui mezzi pubblici, didattica a distanza integrale alle superiori, stop ai musei e coprifuoco dalle 22.

I divieti nelle zone rosse

Nelle regioni individuate ad alto rischio, come la Lombardia, è vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori, e perfino gli spostamenti all’interno del territorio, salvo che per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute. La didattica a distanza in queste regioni scatterà già dalla seconda media (salvo le attività con minori disabili). Resteranno chiusi bar, pasticcerie, ristoranti, e tutti i negozi che non vendono beni essenziali, ma probabilmente non i servizi alla persona. Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio e – fino alle 22 – la ristorazione con asporto, con divieto di consumare sul posto o nelle vicinanze. Restano aperti i negozi di alimenti e bevande nelle aree di servizio e rifornimento carburante lungo le autostrade, negli ospedali e negli aeroporti. E le industrie. Nessuna serrata per i servizi essenziali, ovviamente farmacie e supermercati saranno aperti al pubblico come a marzo scorso.

L’autocertificazione

Solo le Regioni rosse entreranno, quindi, in una sorta di lockdown che per molti aspetti ricorda quello della primavera scorsa. E su questi territori si discute sull’utilizzo dell’autocertificazione, in versione modificata, fortemente voluta dal ministro Speranza. Di certo, andrà compilata ed esibita quando si dovrà uscire dopo le 22, ossia quando scatterà il coprifuoco nazionale.