RIFORMA TIROCINI. UNIONE ARTIGIANI: “CON LE NUOVE RESTRIZIONI LE PICCOLE IMPRESE RISCHIANO DI CHIUDERE LE PORTE A OLTRE 500MILA GIOVANI”

RIFORMA TIROCINI. UNIONE ARTIGIANI: “CON LE NUOVE RESTRIZIONI LE PICCOLE IMPRESE RISCHIANO DI CHIUDERE LE PORTE A OLTRE 500MILA GIOVANI”
La voce di Unione Artigiani alla vigilia della riforma: “Non distruggiamo la più efficace opportunità dedicata a giovani e imprese per l’ingresso nel mondo del lavoro. Si ai pochi correttivi necessari contro gli abusi ma non buttiamo via un modello che ha dimostrato di funzionare”

 

 

“È un grave errore limitare i tirocini extracurricolari ai soli soggetti a rischio marginalità: sono un’opportunità di primo contatto col mondo del lavoro che deve restare a disposizione di tutti. Ed è anche impossibile pensare per le imprese dover retribuire (indicazione nazionale minima: 300 €) i tirocini curricolari come l’alternanza scuola-lavoro – spiega Marco Accornero, Segretario Generale di Unione Artigiani – le nostre ditte già dedicano grande energia e tempo per formare i giovani da zero, assisterli continuamente e garantire ovviamente la loro totale sicurezza. È un investimento che serve alle imprese per conoscere bene le persone e programmare eventuali assunzioni ma se le micro e piccole aziende italiane saranno costrette a retribuire diretttamente oltre 500mila giovani ogni anno a vario titolo in alternanza scuola-lavoro, va detto con chiarezza che non avremo più la loro disponibilità. Diventerà purtroppo assai complicato anche ospitare unicamente soggetti cosiddetti svantaggiati. Non abbiamo le forze e nemmeno le competenze necessarie. Ci appelliamo pertanto alla Conferenza Stato Regioni che dovrà riscrivere le nuove Linee Guida all’interno di quanto previsto dall’ultima Legge di Bilancio (art da 720 e 726, L. 234/2021): fate in modo – conclude Accornero – di evitare che vada a monte tutto il sistema del tirocini.”

 

In sede di Conferenza Stato Regioni, di prossima convocazione, è prevista infatti battaglia. Le regioni del Nord hanno già preannunciato che si opporranno alle restrizioni dei tirocini ai soggetti con difficoltà di inclusione sociale. Sono invece già operative le nuove norme che prevedono “una congrua indennità di partecipazione e il rimborso delle spese per i tirocinanti, la fissazione di una durata massima comprensiva di eventuali rinnovi, di limiti numerici di tirocini attivabili in relazione alle dimensioni d’impresa” e l’individuazione di un minimo numero di assunzioni di tirocinanti effettuate dalle aziende richiedenti.

 

“Alcuni correttivi possono essere oggetto di trattativa. Ad esempio, ragioniamo sul rimborso spese e a un ticket per il pasto, la cui disponibilità è spesso lasciata alla buona volontà dei titolare d’impresa ma  – aggiunge Accornero – gli eventuali abusi delle imprese sono molto limitati. Una soluzione? Potrebbe essere un sistema a punteggi delle imprese che potranno essere valutate da scuola e stagisti sulla loro capacità di offrire ai giovani piani di alternanza di qualità in termini di formazione, attività, sicurezza, piani di assunzione e, perché no, anche la loro disponibilità a mettere a disposizione rimborsi spese, ticket restaurant ed eventuali ulteriori indennità economiche.”

 

Sulla stessa linea Diego Montrone, presidente di Galdus e coordinatore di AEF, Associazione Coordinamento degli Enti di formazione professionale della Lombardia: “Se il testo base dovesse essere adottato, si manda in crisi il sistema duale della scuola italiana, un risultato che è stato raggiunto in ritardo e con fatica rispetto agli altri paesi europei. Dobbiamo chiederci se il tirocinio sarà lo strumento adatto per rimettere sul mercato i quasi tre milioni di NEET italiani, i giovani che non studiano e non lavorano.”

 

Alcuni dati: i centri di formazione professionale dell’artigianato confermano che il 90% dei giovani che effettuano il tirocinio extracurricolare al termine del percorso formativo trovano lavoro definitivo entro 6 mesi, spesso con l’apprendistato ma con un contratto che viene poi trasformato in assunzione a tempo indeterminato con retribuzioni sempre più elevate dei minimi contrattuali.


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