Reti di imprese per l’export. 3) Danno veramente benefici fiscali?

In Italia qualsiasi iniziativa economica viene guardata con favore se è finanziabile, se gode di contributi a fondo perduto, e se genera benefici fiscali. Questa semplice regola era ben chiara al Legislatore quando ha emanato la normativa delle reti di imprese, prevedendo a favore dei loro soci un trattamento fiscale particolare per agevolarli. Questo beneficio è tato poi ampiamente pubblicizzato, e si è legato indissolubilmente al concetto di reti di imprese.
Il beneficio fiscale è rappresentato dalla sospensione del pagamento delle imposte (IRES) sugli utili dei soci reinvestiti nella rete, per un ammontare massimo di euro 1.000.000 per ciascun partecipante alla rete. Per godere di questo beneficio il programma di rete deve essere preventivamente ‘asseverato’, quindi certificato, da organismi opportunamente  qualificati; il beneficio si applica per ciascun anno dal 2010 fino al 2012 per ogni azienda partecipante; è unico anche se l’azienda partecipa a più reti; viene ridotto se le richieste complessive annue superano un certo ammontare; decade se gli investimenti del programma di rete non vengono effettuati entro una certa data o se il socio recede; e scade nell’anno fiscale 2012. 
Ma si tratta di un beneficio fiscale consistente e tale da giustificare la partecipazione ad una rete di imprese?
Molti imprenditori che hanno analizzato la questione si sono dati una risposta, e questa e’ solo in parte positiva. Il beneficio c’è, ma è limitato, difficile da sfruttare, sfuggente nei contenuti, e non e’ garantito dopo il 2012.
Innanzi tutto il beneficio non è un credito di imposta o una de-tassazione degli utili; è una sospensione dell’imposta, un rinvio della stessa a data futura; tecnicamente e’ una  costituzione di una riserva in sospensione di imposta. L’unico modo per non pagare le imposte e’ generare in seguito delle perdite, da compensare con la riserva, o realizzare il programma di rete e successivamente non distribuire mai utili ai soci.
In secondo luogo, per costituire questa riserva occorre avere degli utili, operazione non facile nel triennio 2010/2012, anni particolarmente duri a causa della crisi dell’economia sia in Italia che in tutto il mondo.
In terzo luogo, l’ammontare dei fondi stanziati dal Governo per finanziare questa agevolazione sono stati 20 milioni nel 2010 e 14 milioni nei due anni successivi. Data l’elevata partecipazione ai programmi di rete, il 1.000.0000 di euro di utili annui accantonabili per il fondo patrimoniale si e’ trasformato sino ad oggi in circa 850.000 euro, e per il 2012 potrebbe essere meno.
Appare quindi chiaro che non conviene partecipare ad una rete di imprese se l’obiettivo è solo de-tassare gli utili. Ma le reti di impresa offrono tali vantaggi economici, se ben pensate e ben gestite, che ridurne la finalita’ al solo conseguimento di un beneficio fiscale e’ riduttivo e fuorviante. Inoltre esiste una tale portafoglio di contributi a fondo perduto da parte di Regioni, Province, Camere di Commercio ed altri enti, e tali miglioramenti del rating e dei tassi da parte del settore bancario da oscurare l’incerto beneficio fiscale futuro.
Le reti di imprese progettate per sfruttare reali sinergie tra le aziende sono ben più profittevoli di qualsiasi sgravio fiscale. Sfruttano sinergie in aree sotto il controllo dell’imprenditore, fanno leva sul ‘core business’ delle aziende partecipanti potenziandone l’operativita’, e minimizzano le inefficienze che derivano dalla collaborazione con strutture esterne al perimetro  aziendale. Queste sinergie durano nel tempo. Sono inoltre affidabili, perche’ dipendono da punti di forza e competenze interne al gruppo e non sono influenzate dalle decisioni del Legislatore. In particolare nel caso dell’export e dell’ internazionalizzazione le sinergie sono molte e facilmente identificabili, anche se per realizzarle occorrono ottime competenze, molta esperienza e molto impegno.
Piu’ appetibili degli sgravi fiscali sono i contributi da parti di Regioni, Province, Camere di Commercio. Si assiste ad una continua emissioni di bandi di finanziamento a favore di consorzi e reti di imprese, per cifre che vanno dai 10.000 euro a 150.000 euro, e con contributi di solito del 50%, finalizzate a favorire le aggregazione tra imprese. Con questi contributi si possono finanziare i costi di avviamento e gli investimenti necessari alle reti di imprese. Dato il crescente interesse per le reti di imprese, nel prossimo anno questi contributi saranno probabilmente riconfermati ed aumentati, mentre non si ha nessuna informazione sulla ri-proposizione delle riserve in sospensione di imposta. Queste potrebbe anche non essere finanziabili dal Legislatore, dato che le reti piu’ recenti, dotate di soggettivita’ giuridica, potrebbero rischiare un’accusa di ‘aiuto di stato’ da parte dell’ Unione Europea.
Ulteriore vantaggio per le reti di imprese deriva dal settore bancario, che guarda con molto interesse a questo fenomeno. Gli istituti di credito sono duramente colpiti dalla crisi, che fa aumentare le sofferenze e diminuire i soggetti sani finanziabili. Sono quindi alla ricerca di opportunita’ di finanziamento che garantiscano maggiormente il credito e assicurino comunque redditivita’; queste opportunita’ sono sempre meno collegate a situazioni patrimoniali solide o garanzie reali, e sempre piu’ collegate alla percezione che gli istituti di credito hanno dei business plan adottati dei clienti e della loro reale capacita’ di superare la crisi. Per gli istituti di credito, ad esempio, e’ indispensabile sapere quanto solido e’ il mercato dei clienti, quanto fatturato estero viene generato, quanto questo puo’ essere aumentato, e quali opportunita’ di crescita dimensionale hanno le imprese  senza ricorrere ad ulteriore indebitamento bancario.
Per questo gli istituti di credito guardano con molto interesse alle reti di imprese basate su un solido management, un progetto di rete che sfrutti sinergie tra i partecipanti alla rete, garantisca aumenti di dimensione ed abbia un chiaro focus sui mercati esteri. A queste reti di imprese ed ai loro soci il settore bancario e’ disposto a riconoscere un migliore accesso al credito ed un minore costo del denaro. Unicredit e Antonveneta, ad esempio, dichiarano di garantire un miglioramento del rating (merito creditizio) di un punto ai soci delle reti di imprese; e la BNL in collaborazione con BEI (Banca Europea degli Investimenti), dichiara di offrire finanziamenti alle reti di impresa con spread diminuiti dal 15% al 30% rispetto alle normali condizioni di mercato.
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