Innovare sistematicamente (sogno o realtà)

 
Poche grandi, qualche media, tante, tantissime piccole e micro imprese: è questa la struttura della nostra economia. Ma pensare “al piccolo” non significa per forza pensare “in piccolo”, soprattutto nel contesto economico che stiamo vivendo, caratterizzato da una forte competitività, anche internazionale, a cui l’impresa di dimensione ridotta non è sempre in grado di far fronte.
L’inasprimento della concorrenza, la concentrazione in atto in quasi tutti i settori e la stagnazione
della domanda interna richiedono alle imprese italiane continui sforzi per migliorare la propria competitività, in tre principali direzioni:
  • aumento dell’efficienza operativa, razionalizzando i costi e le procedure organizzative interne e nella propria supply chain
  • sviluppo della capacità di innovazione di prodotto, di processo e di mercato, per soddisfare l’evoluzione della domanda e differenziare la propria offerta dai concorrenti
  • entrata nei mercati internazionali, con particolare attenzione a quelli a maggiore crescita, spesso geograficamente e culturalmente lontani.
L’ultima direzione è fortemente collegata alle prime due, anzi si potrebbe osare e dire che senza le prime due entrare nei mercati “lontani” è praticamente impossibile.

Innovazione, competitività, collaborazione. Sono le parole chiave.

Come? Concentrarsi sulla mera efficienza di un macchinario o di una linea produttiva è necessario, ma non è però  sufficiente a garantire la conquista di reali vantaggi. Per riuscire ad  innovare in maniera strutturata occorre però rimuovere alcuni preconcetti  tipici della cultura dell’artigianato, quali:
• “bisogna essere grandi per innovare”
• “l’artigiano si occupa solo di tradizione”
• “l’innovazione dell’artigiano è orgogliosamente senza ricerca”.

Innovare sistematicamente è possibile, vi sono alcune tecniche dedicate che consentono di osservare i processi come  sistemi strutturati e funzionali ad un obiettivo. Tali pratiche che possono incrementare di molto i benefici e l’efficacia dei sistemi, sia in termini  di produttività, sia come riduzione dei costi, dei guasti e delle cause  radice che li generano.

Certo occorre uscire dal paradigma mentale cui siamo stati abituati, quello che l’unico modo di imparare è provare, riprovare e imparare dagli errori, un piccolo anedotto per capirci:
verso la fine degli anni ’90 fui assoldato in qualità di auditor per il Premio Eccellenza delle Imprese Artigiane della Regione Lombardia. Il compito consisteva nell’andare nelle aziende, somministrare una check list e osservare il funzionamento dell’azienda per una mezza giornata. Essendo propenso a fare di testa mia oltre a questo facevo qualche domanda extra, ad esempio cercavo di capire quali fossero le maggiori difficoltà che le aziende incontravano. La lamentela comune riguardava la difficoltà di trovare giovani da affiancare ai vecchi del mestiere per impararlo e la lunghezza dell’apprendistato – 6 e 10 anni per fare un buon carpentiere! Dove buono significava che non bisognava più tenerlo a balia per tutto il giorno. 
Siccome il tema del trasferimento del know-how è abbastanza cruciale anche nell’IT (settore da cui provengo, se non ci credete provate a far modificare un software scritto da un altro) chiesi come mai ci volesse così tanto, visto e considerato che per laureare un ingegnere bastavano 5 anni. La risposta fu “beh è semplice, finché un apprendista non ha visto tutte le possibili situazioni e non ha visto tutti i possibili errori non sarà mai autonomo”.

Chiaro che in aziende piccole o medie ci vogliono anni prima che questo accada. E ormai nessuno si può permettere questi tempi.
Guarda caso il “colpevole” è sempre il modo con cui si pensa si possa trasferire il know how: trial and error.
Ma siamo sicuri che sia l’unico modo?
E che sia un problema che riguardi solo i carpentieri?

Siamo convinti del contrario, che sia possibile perseguire un’Innovazione di processo (ovvero miglioramento dei processi e riduzione dei guasti, strategie e metodi per  trasformare efficacemente idee vincenti in realtà producibili  efficientemente), unica opportunità per uscire  alla crisi, imparando un metodo strutturato.
Provare per credere.
Unione Artigiani ci prova e  ci crede! A breve le novità sul tema.

 
 

 

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